Caos alimentare. Prima parte.

“La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione”. (Isaac Newton)

Devo eliminare il glutine dalla dieta? L’olio di palma fa così male? Le bacche di Goji sono miracolose? Ce ne sono tanti e spopolano (soprattutto sul web): sono i falsi miti sul cibo. E soprattutto, perché sono duri a morire, sono in molti a crederci, spesso rischiando la salute. Vediamo quelli più diffusi e diciamo tutta la verità.

Acqua e dintorni

Una ditta ha affermato che i propri depuratori casalinghi per il trattamento delle acque potabili sarebbero in grado di prevenire le malattie più disparate, dalla cattiva digestione al diabete. La pubblicità è risultata ovviamente ingannevole e l’Antitrust ha multato la ditta produttrice di 10 mila euro: l’acqua depurata non previene nessuna malattia e non è un presidio medico. All’inizio del 2016, sempre l’Antitrust ha multato per 80 mila euro un’altra ditta che definiva l’acqua potabile trattata con altri depuratori come “anticancro”. Dubbi sono sorti anche per le caraffe domestiche per l’acqua, ma questi oggetti sono tranquillamente venduti in Europa e l’ Istituto Superiore di Sanità non considera caraffe e filtri pericolosi per la salute.

Acqua minerale

L’Italia è la prima nazione in Europa per consumo di acqua minerale in bottiglia. Fortunatamente dal 2008 al 2013 si è passati da quasi 190 litri annui pro capite a meno di 180 nel 2013. I messaggi pubblicitari per incentivare le persone ad acquistare l’acqua in bottiglia sono sempre stati insistenti e spesso ingannevoli (“acqua della salute”, “fa bene al cuore e al sistema cardiocircolatorio“, “tonifica i muscoli“, “è di aiuto nel controllo dei livelli di glicemia nel sangue“, “riattiva l’intestino”, “migliora la digestione”, “contrasta i dolori articolari e muscolari”, “tratta i sintomi della sindrome premestruale e della menopausa”, “favorisce la riduzione del peso corporeo”, “rigenera il cervello, contribuisce a vincere ansia e stress e migliora la qualità del sonno”. “purifica il fegato”, ecc.).

Ancora oggi, quindi, sono diffusi molti falsi miti su proprietà positive e negative dell’acqua, di cui le pubblicità spesso si approfittano.

Ecco cosa è giusto sapere relativamente all’acqua:

  • Non è vero che l’acqua deve essere bevuta fuori dai pasti per non appesantire lo stomaco.
  • Non è vero che l’acqua faccia ingrassare (non contiene calorie).
  • Non è vero che bere molta acqua aumenta la ritenzione idrica. La ritenzione dipende soprattutto dalla quantità di sale ingerito attraverso il cibo.
  • Non è vero che il calcio presente nell’acqua non sia assorbito, anzi il meccanismo è simile a quello per il calcio nel latte.
  • Non è vero che per “mantenere la linea” o per “curare la cellulite” bisogna bere acque oligominerali.
  • Non è vero che i bambini (ad eccezione dei lattanti) devono bere acqua oligominerale. È meglio alternare acque oligominerali con altre ricche di sali, perché una diuresi eccessiva può ridurre la quantità di sali utili all’organismo in crescita.
  • Non è vero che il calcio dell’acqua favorisca la formazione di calcoli renali. Anche le persone predisposte a questo problema devono bere abbondantemente.
  • Non è vero che l’acqua naturalmente gassata o quella addizionata di anidride carbonica facciano male. Quando la quantità di gas è molto elevata solo gli individui che soffrono di disturbi gastrici e/o intestinali possono avere lievi problemi.

Altre acque sono definite come “acque della salute” (ma tutte le acque assolvono a questo compito poiché il nostro corpo è composto per il 55-60% di acqua), e altre promettono di ridurre l’assunzione di sodio. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN, ora CREA) ogni italiano assume mediamente 4 grammi di sodio al giorno (che dovrebbero essere dimezzati).

Per ridurre veramente il sodio deve limitare l’impiego di sale da cucina e, soprattutto, mangiare cibi poco salati. L’80% dell’assunzione di sale e di sodio, arriva dai i cibi pronti, da prodotti a base di cereali e da molti alimenti industriali in cui il sale è usato come conservante o per dare maggior palatabilità.  La rimanente quota proviene dal sale aggiunto a tavola e in misura minima all’acqua.

A cura di:

Giorgio Pitzalis

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