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Cosa fare in caso di carenza di ferro nei bambini

Cosa fare in caso di carenza di ferro nei bambini

Il ferro è un componente essenziale di numerose proteine (tra cui l’emoglobina) ed è indispensabile per il trasporto e l’utilizzazione dell’ossigeno nell’organismo e per il funzionamento di molti enzimi.

Nel primo anno di vita la carenza di ferro costituisce un problema diffuso, anche nei paesi più progrediti. In particolare, la carenza di ferro viene considerata come la più frequente tra le malattie da carenza alimentare. Mentre nei paesi sottosviluppati la carenza di ferro è dovuta, quasi sempre a malnutrizione e a parassiti, nei paesi occidentali è dovuta, più che a cause patologiche, a condizioni fisiologiche dovute all’età e a cause nutrizionali, ad esempio una errata condotta alimentare.

Età & carenza di ferro

L’età gioca il ruolo predominante nel determinare uno stato di carenza di ferro, a causa del rapido aumento del volume corporeo nel corso del primo anno di vita. Il contenuto di ferro nell’organismo è pari a 0.3 g nel neonato e si raddoppia al compimento del primo anno di vita. Sempre a 12 mesi, il bambino sano ha triplicato il proprio peso della nascita. Per questo il fabbisogno di ferro, tra 6 e 12 mesi è pari a 11 mg/die (assunzione raccomandata per la popolazione. Larn 2014), mentre è minore nell’adulto: 10 mg/die. Il ferro derivante dalla distruzione delle emazie in eccesso tipiche del periodo neonatale, è sufficiente a soddisfare il fabbisogno nei primi 3 mesi di vita, ma non basta a mantenere una adeguata quota di ferro nei depositi, cui attingere in caso di bisogno. Nel secondo semestre di vita è quindi necessario coprire il fabbisogno giornaliero di ferro alimentare.

In quali alimenti si trova il ferro

Nei vari alimenti il ferro si trova in due forme:

  • il ferro emico, presente nella carne e nel pesce, rappresenta in media il 15% del ferro alimentare, è più disponibile ed il suo assorbimento intestinale medio è pari al 15-35%;
  • il ferro non emico (85% del ferro alimentare), è assorbito in maniera varia a seconda dei fattori favorenti (carne e acido ascorbico) o riducenti (crusca, fibre, calcio, tannini, proteine del latte vaccino, tuorlo dell’uovo) ed è ridotto (2-8% in media);

Globalmente, la biodisponibilità del ferro varia dal 14 al 18% in una dieta mista occidentale, mentre è pari al 5-12% nelle diete vegetariane. Nei primi tre mesi di vita del bambino il fabbisogno di ferro è assicurato dai depositi della vita fetale, indipendentemente dalla sideremia materna. Il latte materno ha il vantaggio di presentare il più elevato assorbimento percentuale di ferro (50%). In questo senso il divezzamento precoce (3-4° mese), riduce l’assorbimento del ferro al 10% per l’aggiunta alla dieta di alimenti solidi (verdure, riso) a bassa biodisponibilità, specie se non c’è la contemporanea introduzione della carne.

N.B.

L’errata somministrazione del latte vaccino prima dell’anno di vita comporta lesioni degli eritrociti e conseguente perdite occulte di sangue con le feci. In conclusione, per evitare una precoce carenza di ferro nel vostro bambino occorre:

  • come alternativa al latte materno somministrare una formula lattea arricchita in ferro;
  • evitare l’uso di latte vaccino fresco o UHT almeno nel secondo anno di vita;
  • il divezzamento deve essere completo (carne e verdure).

Articolo a cura del Dr. Giorgio Pitzalis 

A cura di:

Giorgio Pitzalis Medico Pediatra FIMP Roma e provincia

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