Dall’ambulatorio del pediatra di famiglia: Vaccinare una donna in gravidanza non è pericoloso?

Con la pioggia e l’autunno si ricomincia a parlare di vaccinazione antinfluenzale.

La scorsa settimana durante una visita di controllo ho prescritto la vaccinazione antinfluenzale a due pazienti, due sorelline di 24 mesi e 4 anni perché è buona regola vaccinare i bambini contro l’influenza e in particolare nel loro caso perché lo scorso inverno si sono ammalate molte volte ed entrambe hanno avuto frequenti episodi di broncospasmo.

Non appena finisco di spiegare alla madre delle bambine le modalità ed i tempi della vaccinazione la signora prontamente mi rivolge una domanda:

“Cara dottoressa visto che mi sta parlando di vaccinazione antinfluenzale voglio chiederle una cosa. Mia sorella aspetta il suo secondo figlio ed è all’incirca al 5° mese di gravidanza, il ginecologo che la segue le ha consigliato di fare il vaccino antinfluenzale non appena disponibile e poi nel terzo trimestre addirittura il vaccino contro la pertosse!

Io sono rimasta piuttosto sorpresa e le ho chiesto se veramente il ginecologo fosse certo che tali vaccinazioni non facessero male a lei ed al bambino, tanto più che il vaccino contro l’influenza mia sorella non lo fa mai, perché farlo proprio adesso? Per la pertosse poi è vaccinata, che senso ha rifarlo di nuovo…?”

“Carissima signora il ginecologo ha proprio ragione, in gravidanza la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata anzi raccomandatissima cosi come quella contro la pertosse!”.

Proprio in questi giorni la Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia (SIGO) ha presentato un “position paper” (delle indicazioni ufficiali) durante il Congresso Nazionale che si è svolto a Roma nel quale afferma l’utilità di vaccinare le donne in gravidanza sia contro l’influenza che contro la pertosse.

Il vaccino antinfluenzale è assolutamente indicato perché le donne in gravidanza sono più vulnerabili pertanto se contraggono l’influenza più facilmente vanno incontro a forme più complicate (come ad esempio bronchiti, polmoniti, ecc.) rispetto a chi non è in gravidanza, per questo vaccinarsi è sicuramente un’opportunità da non perdere e lo si può fare tranquillamente dal proprio medico curante.

Per quanto riguarda il vaccino contro la pertosse, anche questo va fatto, perchè serve a proteggere il neonato dalla malattia nelle prime settimane dopo la nascita.

Il vaccino infatti permette alla mamma di aumentare la sua produzione di anticorpi contro la pertosse e trasmetterli poi al bambino durante la gravidanza. Purtroppo la pertosse per un neonato può essere una malattia letale!

Il bambino del resto riceverà la vaccinazione contro la pertosse (contenuta nell’esavalente) non prima del 61 esimo giorno di vita e solo allora comincerà a produrre anticorpi propri, nel frattempo per difendersi “userà” quelli materni, ma se saranno troppo pochi non fermeranno una possibile infezione.

Nonostante la maggior parte delle donne gravide sia stata vaccinata contro la pertosse si è visto che il loro livello di anticorpi nel sangue non è sufficiente a proteggere efficacemente il nascituro, da qui la necessità di rivaccinare la madre nel periodo tra la 27^ e la 36^ settimana di gestazione.

Finita la visita ho ribadito alla signora che alla luce di quanto le avevo detto poteva assolutamente rassicurare la sorella che le indicazioni del suo ginecologo erano più che corrette.
La signora mi ha ringraziato molto e mentre usciva dallo studio un attimo prima di salutarmi ha detto quasi fra sé e sé “i vaccini perciò servono proprio a difendere chi è più debole, chi ha meno difese.”

E già… ma non solo perché i benefici dei vaccini si estendono a tutta la popolazione proteggendoci tutti!

A cura di:

Valentina Grimaldi - pediatra di Libera

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