Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD)

Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) può colpire tutte le fasce di età: secondo recenti statistiche effettuate negli USA, riguarda circa il 5% dei bambini.

L’ADHD può essere distinto in 3 sottotipi:

  1. in forma classica, caratterizzata da iperattività, impulsività e disturbo dell’attenzione;
  2. una meno frequente e più difficile da riconoscere in cui compare solo il deficit di attenzione (presente soprattutto nelle femmine);
  3. una terza, caratterizzata da prevalente iperattività e impulsività.

I sintomi

Poiché i sintomi possono cambiare ed evolvere, l’inquadramento in uno dei sottotipi può ugualmente cambiare nel tempo. Quando clinicamente rilevante, l’ADHD è spesso associato ad altri disturbi pervasivi, disturbo d’ansia, bassa autostima e disturbi dell’apprendimento. L’età in cui più comunemente è identificato e trattato è quella delle scuole elementari. Anche se i sintomi di iperattività e l’impulsività diminuiscono con l’età, molti bambini con ADHD presentano disabilità residue, se confrontati con i coetanei, per tutta l’adolescenza e l’età adulta.

La terapia dell’ADHD si avvale di supporti farmacologici e non farmacologici, tra cui il supporto psicosociale alle famiglie, il counseling e riabilitazione attraverso programmi standardizzati.

I bambini affetti da ADHD necessitano spesso di sostegno sia in ambito scolastico che extrascolastico.

L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorders) è quindi un disturbo del neuro-sviluppo caratterizzato da due gruppi di sintomi o dimensioni psicopatologiche, l’inattenzione e l’impulsività/iperattività, che si accompagnano a una significativa interferenza con il funzionamento e con lo sviluppo.

Ai tre sintomi cardine si aggiunge frequentemente l’oppositività, una modalità comportamentale ostile e negativista che porta questi bambini a dire sempre di “no” e ad assumere atteggiamenti provocatori nei confronti degli adulti.

Il Pediatra di Famiglia svolge un ruolo cruciale nell’individuazione del disturbo (attraverso una delle check-list standardizzate) e nel coordinamento delle diverse figure coinvolte nel recupero.

A cura di:

Redazione Scientifica FIMP Roma e provincia

Condividi Questo post su