Infezione da ossiuri: cosa fare

L’infezione da ossiuri: come si manifesta

Un prurito persistente nella zona anale e, nel caso delle bambine, anche in quella vulvare, accompagnato magari da qualche dolore addominale e da un senso generale di fastidio: sono questi i sintomi tipici di un’infezione da ossiuri (i cosiddetti vermi).

Gli ossiuri infettano il 30% dei bambini di tutto il mondo. L’infezione umana da ossiuri si verifica tramite trasmissione oro-fecale, tipicamente ingerendo uova embrionate contenute in unghie, indumenti, lenzuola o polvere domestica. Dopo l’ingestione le larve maturano fino a formare vermi adulti in 36-53 giorni.

Come riconoscere l’infezione

La diagnosi è possibile, oltre che con la visione diretta di piccoli vermicelli biancastri, della lunghezza di circa 1 cm e filiformi, mediante lo scotch test che deve essere eseguito nella zona perianale, di prima mattina, al fine di rivelare la presenza di uova. La procedura è molto semplice: al mattino, appena il bambino è sveglio e prima di lavargli il sedere, si applica sull’ano un pezzetto di scotch di 5-6 cm, lasciandolo in sede per circa 5 minuti.

La ripetizione dell’esame aumenta la possibilità di individuare le uova: un singolo esame rileva il 50% dei casi, 3 esami il 90% e 5 esami il 99%. I consueti campioni di feci evidenziano raramente le uova di Enterobius vermicularis.

L’infestazione da ossiuri è molto contagiosa, quindi tutti i familiari devono essere coinvolti, anche nella terapia.

Cosa fare

  1. Lavarsi le mani più volte al giorno.
  2. Evitare il grattamento. Sebbene gli ossiuri provochino un fastidioso prurito, è il caso di evitare il grattamento nella zona anale, perché si rischia di trattenere delle uova sulle dita o sotto le unghie per poi infestare altre persone.
  3. Tenere le unghie corte.
  4. Lavare in lavatrice a 60° C la biancheria intima, quella da letto (lenzuola, copripiumini, ecc.) e quella da bagno (asciugamani, ecc.) e gettare via eventuali spugne utilizzate per lavarsi.
  5. Ridurre i prodotti amidacei o ricchi di zucchero. Integrare l’alimentazione con i probiotici (yogurt o fermenti lattici).
  6. Rivolgersi con fiducia al proprio Pediatra.

A cura di:

Redazione Scientifica FIMP Roma e provincia

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