Principi nutritivi del latte materno – Prima parte

Principi nutritivi del latte materno

Calorie

Il fabbisogno energetico del lattante, espresso come quoziente energetico (kcal/kg/die) si modifica nelle varie età.

In genere è pari a 85 kcal/kg/die nel neonato a termine, aumenta a 120 nel primo trimestre di vita e giunge a 100 al termine del primo anno di vita.

Ricordiamo che nell’adulto il quoziente energetico medio è pari a 43 kcal/die per kg (peso ideale). In media l’apporto calorico del latte materno è pari a 67 (61-70 kcal/100 ml).

Proteine

Le proteine svolgono un ruolo fondamentale sia dal punto di vista strutturale che funzionale.

Esse infatti, oltre a costituire la struttura portante dei vari tessuti, sono coinvolte praticamente in tutte le attività biologiche ed enzimatiche, di trasporto molecolare, di motilità cellulare e di difesa dell’organismo.

Anche i neonati pretermine non presentano problemi di digestione delle proteine.

In mancanza di un vero e proprio sistema di deposito, le proteine introdotte in eccesso con la dieta vengono dirottate a fini energetici con l’esaltazione dei processi di ossidazione e conseguente aumento della produzione di urea.

In generale, alcuni aminoacidi, presenti nelle proteine non sono sintetizzabili dall’organismo (essenziali) e sono:

  • istidina
  • isoleucina
  • leucina
  • lisina
  • metionina
  • fenilalanina
  • treonina
  • triptofano
  • valina.

Altri sono ritenuti semi-essenziali, almeno nelle prime età della vita (cisteina, tirosina, taurina).

L’aminoacidogramma del latte umano differisce sensibilmente da quello del latte vaccino.

Infatti, il latte materno ha un contenuto maggiore di cistina e minore di metionina e di aminoacidi aromatici, difficilmente metabolizzabili dal neonato.

In particolare, il latte vaccino ha un contenuto maggiore di fenilalanina e di tirosina.

Circa il 6.5% delle calorie totali presenti nel latte materno maturo è di origine proteica.

Hanno valore biologico praticamente pari a 100.

La quota azotata totale è di circa 12 g/l, ma la reale concentrazione proteica è pari a 8,9 g/l, in quanto la restante parte è costituita da azoto non proteico.
Quest’ultimo rappresenta circa il 25 % dell’azoto totale contenuto nel latte materno.
È composto da urea, creatina, creatinina, ac. urico, aminoacidi liberi (acido glutamico, glutamina e taurina), nucleotidi e poliamine.
In particolare, alla taurina (assente nel latte vaccino), sono attribuite numerose funzioni: modulazione della crescita, regolazione della permeabilità della membrana del muscolo cardiaco, modulazione dell’apparato neuroendocrino, funzione di neurotrasmettitore cerebrale, conservazione della funzione e ultrastruttura retinica.

La concentrazione proteica del latte umano non è influenzata dalla dieta materna ma aumenta con il Body Mass Index (BMI) della nutrice e si riduce nelle mamme che producono molto latte.

Inoltre, la concentrazione proteica diminuisce dopo le 4-6 settimane di lattazione e sempre la concentrazione proteica è maggiore nei bambini pretermine.

Le proteine del latte di donna sono costituite da caseina e sieroproteine.

Le caseine sono fosfoproteine sintetizzate dalla ghiandola mammaria a partire dagli aminoacidi presenti nel sangue materno mentre le proteine del siero di latte sono filtrate o attivamente trasportate nel secreto ghiandolare.

La caseina (essenzialmente alfa1 e beta) del latte vaccino è 6 volte superiore a quella del latte materno (quasi esclusivamente di tipo beta).

Le siero proteine, ad elevato valore nutrizionale, sono maggiormente presenti nel latte materno e sono costituite da alfa-lattoalbumina, lattoferrina (regola l’omeostasi marziale, la differenziazione cellulare, la difesa contro infezioni microbiche, l’attività antinfiammatoria e antineoplastica), sieroalbumina, lisozima, IgA secretorie, IgM, IgG.

Nel latte di donna è assente la beta-lattoglobulina, proteina fortemente allergizzante, che invece è la principale componente delle sieroproteine del latte vaccino.

Il rapporto siero/caseina nel latte materno è, in media, 60:40-50:50 nel latte maturo, mentre nel latte vaccino è 18:82.
Nel 1996 l’assunzione media raccomandata di proteine (LARN) era pari, nel primo anno, a 1,5-2,5 g/kg/die.

In particolare il livello di sicurezza corretto per la qualità proteica italiana, consigliava un apporto di 2,09 g/kg/die tra 6-9 mesi e 1,87 g/kg/die tra 9-12 mesi. Attualmente (LARN 12014), il fabbisogno è stato ridotto a 1,11 g/kg/die tra 6 e 12 mesi.

Glucidi

Il latte umano contiene 6,5-7 g/100 ml di lattosio contro il 4,8 g del latte vaccino. La concentrazione di lattosio nel latte umano è la meno variabile tra i macronutrienti ma le più elevate concentrazioni di lattosio si trovano nelle nutrici che producono maggiori quantità di latte.

La maggior ricchezza in lattosio del latte umano rispetto al latte vaccino corrisponde alle esigenze del lattante, in quanto l’elevato contenuto in lattosio determina bassi valori del pH, che hanno un ruolo importante nell’aumentare la resistenza nei confronti delle infezioni gastrointestinali.

Inoltre il lattosio favorisce l’utilizzazione delle proteine e degli aminoacidi liberi e incrementa l’assorbimento intestinale di calcio e magnesio. In aggiunta, il glucosio e il galattosio, derivati dalla scissione del lattosio, partecipano alla sintesi dei cerebrosidi, indispensabili per la normale maturazione del sistema nervoso centrale.

Fino a pochi anni or sono si riteneva che l’unico vero zucchero rappresentativo del latte materno fosse il lattosio.

In realtà la quota glucidica è costituita anche dagli oligosaccaridi del latte materno. Sono oltre 130, costituiti da 3-10 unità monosaccaridiche e rappresentano quantitativamente il terzo componente (12-14 g/l) dopo il lattosio ed i lipidi.

Anche il latte vaccino sono presenti oligosaccaridi ma in quantità limitata (0.5-1 g/l). Sono sintetizzati dalla ghiandola mammaria da specifiche transferasi che addizionano monosaccaridi alla molecola base lattosio. Contengono glucosio, galattosio, N-acetil-glucosammina, fucosio, acido sialico. Gli oligosaccaridi rappresentano una fonte calorica che mantiene bassa la osmolarità del latte umano, favoriscono lo sviluppo della flora bifidogena (effetto prebiotico), competono con virus, batteri e loro tossine, impedendone l’adesione ai recettori dell’organismo (glicoproteine e glicolipidi); alcuni di essi (fucosio ed ac. sialico) sarebbero coinvolti utilmente nella sintesi di molecole quali gangliosidi e glicoproteine cerebrali. Studi dimostrano che la presenza nelle feci di oligosaccaridi non degradati regolano la motilità intestinale, al pari delle fibre alimentari. Gli oligosaccaridi sono agenti prebiotici che favoriscono selettivamente la crescita di organismi benefici (probiotici).
Nel latte materno sono anche presenti i nucleotidi, precursori degli acidi nucleici che, oltre ad avere importanti funzioni trofiche sulla mucosa dell’apparato digerente, contribuiscono all’assorbimento intestinale del ferro (analogamente alla lattoferrina) e concorrono alla sintesi degli acidi grassi polinsaturi a lunga catena nei primi mesi di vita.

Sono composti a basso peso molecolare costituiti da una base azotata (adenina, citosina, guanina, tiamina o uracile), da un pentoso (ribosio o desossiribosio) e da uno a tre gruppi di fosfato. Favoriscono la crescita dei bifobatteri, favoriscono l’aumento dei livelli plasmatici di HDL-C e ac. grassi a lunga catena (DHA), aumentano la produzione di IgA, di IgM e di IgG anti-beta-lattoglobulina ed anti-caseina, aumentano l’ attività delle cellule natural-killer.

Lipidi

I lipidi sono sostanze organiche praticamente insolubili in acqua, presenti nell’organismo umano per assolvere a tre funzioni fondamentali:

  • sono un’importante riserva energetica (1 grammo fornisce circa 9 kcal);
  • sono componenti fondamentali delle membrane cellulari in tutti i tessuti, sono precursori di sostanze regolatrici del sistema cardiovascolare, della coagulazione del sangue, della funzione renale e del sistema immunitario come prostaglandine, trombossani, prostaciclina e leucotrieni.

I lipidi alimentari (olii e grassi), oltre a fornire energia, fungono da trasportatori per le vitamine liposolubili e provvedono al fabbisogno di Acidi Grassi Essenziali (AGE o EFA = Essential Fatty Acids).

Il latte materno fornisce al neonato circa il 50% dell’apporto energetico sotto forma di lipidi. Il contenuto totale di grassi aumenta gradualmente durante l’allattamento (da 2,5 g % nel colostro a 4,5 g/100 ml nel latte maturo) ed il lattante assimila il 95% del grasso assunto. Il contenuto di grassi nel latte materno è ridotto durante le ore notturne e al mattino rispetto alle ore pomeridiane e serali.

Il 98% della quota lipidica è rappresentato da trigliceridi (composti da acidi grassi), l’1% da fosfolipidi, mono e digliceridi.

Il 29% degli acidi grassi presenti nel latte umano deriva dalla dieta ed il 59% dal fegato e dal tessuto adiposo. Il colesterolo è presente nell’ordine di 10-20 mg/100 ml e non è influenzato da dieta della nutrice. Questo valore, maggiore rispetto a quella del latte vaccino, è considerato utile per la sintesi degli ormoni steroidei e degli acidi biliari.

Gli acidi grassi saturi, caratterizzati dal fatto che tutti i legami di C sono collegati da un solo legame, hanno prevalentemente significato energetico; tra gli acidi grassi monoinsaturi l’acido oleico (18:1 n-9), oltre ad una funzione energetica, svolgerebbe un’attività favorente la formazione delle HDL-C.

La specie umana è dotata di sistemi enzimatici che permettono la sintesi di acidi grassi saturi e monoinsaturi, ma non dell’acido alfa-linolenico (LNA,18:3 n-3) e dell’acido linoleico (LA,18:2 n-6).

La conversione degli acidi grassi della serie n-3 in n-6 e viceversa non è possibile: entrambe le serie sono considerate essenziali.

Nel latte materno gli ac. grassi insaturi sono prevalenti; in particolare il 42% sono formati da ac. oleico e dall’LA.

Invece, il latte vaccino contiene una scarsa quantità di LA (2% degli acidi grassi totali) a differenza del latte umano (6-8%).

Sempre nel latte materno il 41% ac. grassi sono saturi e l’acido palmitico (16:0) rappresenta il 25% degli ac. grassi e più del 70% risulta esterificato in posizione 2 (beta).

L’acido docosaesaenoico (DHA, 22:6 n-3) e l’acido arachidonico (AA 20:4 n-6) sono i derivati a lunga catena (LC-PUFA o LCP), rispettivamente di LNA e LA. Il DHA e l’AA possono essere sintetizzati a partire dai loro precursori, ma questa via sembra essere poco “efficiente”. In particolare, il feto ed il neonato non dispongono delle elongasi e desaturasi per la sintesi degli acidi grassi polinsaturi a catena molto lunga.

Per questo nel latte materno sono presenti l’AA (12-16 mg/dL) e il DHA (6-8 mg/dL). Il loro livello è correlato all’apporto dietetico materno.

In particolare, il latte di donne vegetariane contiene livelli più elevati di LNA e DHA rispetto alle mamme onnivore. Sempre nel latte vaccino, il contenuto di AA è pari a 5 mg/dL mentre minore è l’apporto di DHA (3 mg/dL).

Gli LCP n-3 ed n-6 contribuiscono in maniera cruciale allo sviluppo cerebrale (DHA) e dei fotorecettori retinici (AA). I livelli di LCP della serie n-3 nel latte umano dipendono maggiormente dalla dieta materna rispetto alla serie n-6. I livelli di n-6 tendono ad aumentare solo in seguito a supplementazioni orali “acute” di LCP n-3 ed in maniera “temporanea”. Nel latte umano il rapporto tra n-6/n-3, ovvero LA/LNA è pari a 6:1, considerato ottimale.

L’assunzione di LC-PUFA nel mondo occidentale è sbilanciata verso gli acidi grassi n-6 derivata dall’assunzione subottimale di n-3.

A cura di:

Giorgio Pitzalis

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